Mentre
l'Europa si trova a fare i conti con le tensioni crescenti in Ucraina
e con il conseguente pericolo di una guerra armata in agguato; in
Cina è iniziata (finalmente) una guerra giusta e ragionevole: la
guerra all'inquinamento.
Dopo
anni di industrializzazione selvaggia, di crescita incontrollata e
incontrastata del colosso asiatico,
il
Governo di Pechino ha mostrato interesse nel cambiare registro
all'insegna di uno sviluppo ambientale più sostenibile.
Il
premier Li Keqiang ha infatti dichiarato
che "Cinquantamila caldaie a carbone saranno soppresse
quest'anno" e le centrali termiche saranno modernizzate: "sei
milioni di impianti vecchi saranno messi parte", questi almeno
saranno i primi passi.
Mentre
in Europa e USA cominciamo a pagare lo scotto degli errori del
passato, con incidenze tumorali dovute all'inquinamento in aumento in
tutti i Paesi, è bene che la Cina corra ai ripari il più
velocemente possibile se non vuole ritrovarsi ad avere una
popolazione decimata da malattie terribili nei prossimi decenni, con
tutte le conseguenze che questo potrebbe causare a livello sociale ed
economico in un Paese che afferma di voler diventare la prima potenza
mondiale.
Luca
Alberti
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